Gobi Race: 400 km di corsa nel deserto della Cina
Il racconto di Monica Nanetti su Action Magazine della Ultra Trail Gobi Race, oltre 400 km in autosufficienza nel deserto cinese. Gli atleti sono stati dotati anche di spray anti-lupi. Nico Valsesia costretto al ritiro da una fascite plantare.
Le 150 ore a disposizione sono appena scadute, qui a Guazhou, e come sempre l’emozione per l’arrivo degli ultimi atleti – quelli che non è detto che riescano a stare nel tempo – è paragonabile a quella dell’attesa per il vincitore. In una gara come la Ultra Trail Gobi Race, questa emozione (complice anche la sontuosa passerella finale con scalinata, tappeto rosso, rullare di tamburi e fuochi d’artificio) è qualcosa di speciale, tanto quanto lo è questa strana, massacrante è indefinibile corsa.
Seconda edizione, 400 km in un’unica tappa, in autosufficienza e autorientamento (il che, considerati gli inevitabili errori di navigazione, porta di norma il totale a circa 440/450 km), un percorso che attraversa l’antica Via della Seta e corre accanto a monumenti storici lungo pianure infinite, canyon, foreste, laghi salati, valichi montani a oltre 3000 metri di quota. E un clima (che quest’anno è stato considerato particolarmente benevolo) che offre ai runner tutte le possibili varianti dei disagi meteorologici: caldo torrido, vento sferzante, freddo polare.
La UTGR è insomma una gara extra-large in ogni senso: lunghezza, difficoltà, budget a disposizione. Basti pensare che i partecipanti (un minuscolo gruppo di 30 atleti, 24 dei quali sono arrivati al traguardo) erano supportati da un plotone di 277 volontari: praticamente, 9 per ciascun runner.
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